Ecco alcune ricette per adottare dei menù sostenibili a vantaggio della salute e amici del pianeta.
Per ridurre la propria impronta ecologica ad ogni pasto, il consiglio è adottare dei menù giornalieri con un’impronta di carbonio per porzione inferiore a 1000 g di CO2 equivalente e un’impronta idrica per porzione inferiore a 1000 litri di acqua. Questo significa che le portate principali dovrebbero mantenersi ognuna intorno ai 500 g CO2 equivalente e 500 litri di acqua per porzione.
Dopo la prima proposta relativa a “Zucca e fagioli tondini con peperone rosso“, ecco la ricetta di Cotolette di Alici al Forno.
1 kg di alici, 1 uovo, pangrattato, olio extravergine di oliva, sale
Aprite le alici già pulite e deliscate. Sbattete l’uovo con poco sale. Passate le alici all’uovo e al pangrattato e adagiatele su una teglia con carta da forno. Irrorate con olio, un po’ di sale e infornate a 180°C per 15 min.
Impronta ecologica per porzione: 321 g CO2 equivalente e 785 litri di acqua
Valori Nutrizionali: 130 calorie per 100 grammi di prodotto pesato crudo. Le acciughe, quindi, sono un alimento ricco di proteine, grassi e nutrienti.
Che differenza possono fare le nostre scelte quotidiane a tavola in termini di sostenibilità ambientale?
Il cibo che mangiamo, il modo in cui è prodotto, trasformato e consumato ha un enorme costo ambientale in termini di estrazione di risorse naturali (fertilità del suolo, acqua e energia del sole o altre fonti, biodiversità) che vengono utilizzate al di là della capacità del pianeta di rigenerarle, ed emissione di gas climalteranti.
Il sistema globale della produzione di cibo è responsabile di un enorme impatto che può essere misurato attraverso tre indicatori di sostenibilità: impronta carbonica, impronta idrica e impronta ecologica.
L’impronta carbonica valuta la quantità di emissioni di gas ad effetto serra (massa di equivalenti di CO2) generate dalle attività produttive. L’impronta idrica calcola il volume di acqua dolce (litri o metri cubi) utilizzato direttamente o indirettamente lungo le diverse fasi della filiera per produrre un bene. L’impronta ecologica calcola la superficie di terra o mare biologicamente produttiva (in metri quadri o ettari globali) necessaria per fornire le risorse e assorbire le emissioni associate ad un sistema produttivo.
La filiera industriale della carne esercita l’impatto maggiore: secondo la FAO gli allevamenti intensivi da soli producono oltre il 14% delle emissioni globali di gas climalteranti derivanti dalle fermentazioni enteriche, dalla gestione delle deiezioni e dal disboscamento per far spazio ai pascoli. E’ una quantità di gas paragonabile ai gas di scarico dell’intero traffico mondiale. Si affiancano il consumo di terra arabile destinata alla produzione dei mangimi ed il prelievo di oltre l’80% dell’acqua dolce globale del pianeta. Se si considera l’agricoltura intensiva, la deforestazione, i processi di trattamento, trasformazione e trasporto un terzo delle emissioni globali di gas effetto serra deriva dal sistema globale di produzione del cibo.
Gli alimenti di origine animale hanno un impatto ambientale notevolmente superiore agli alimenti di origine vegetale. Le carni dei ruminanti sono in cima alla classifica. La carne suina e il pollame hanno impatti significativamente inferiori, in particolare l’impronta carbonica è 10 volte inferiore rispetto a quella delle carni bovine. Anche la produzione dei formaggi ha un elevato impatto ambientale in termini di consumo di suolo e impronta carbonica superiore rispetto a quella delle carni suine e del pollame. Le uova, il latte ed il pesce d’allevamento si collocano nel mezzo ed hanno un’impronta carbonica che è circa 20 volte inferiore rispetto a quella del manzo. I prodotti vegetali, frutta secca e legumi, in modo particolare i piselli e la soia, hanno impatti ambientali notevolmente inferiori in termini di consumo di suolo e hanno un’impronta carbonica più di 50 volte inferiore. Per la frutta secca l’impronta idrica resta invece alta.
Attraverso le nostre scelte alimentari quotidiane ognuno di noi può fare la differenza per salvaguardare la salute del pianeta e degli ecosistemi che è legata a doppio filo al nostro benessere.
Siamo tutti invitatati ad adottare una dieta sostenibile tenendo a mente la definizione della FAO.
“Le diete sostenibili sono diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale, nonché a una vita sana per le generazioni presenti e future. Le diete sostenibili concorrono alla protezione e al rispetto della biodiversità e degli ecosistemi, sono culturalmente accettabili, economicamente eque ed accessibili, adeguate, sicure e sane sotto il profilo nutrizionale e, contemporaneamente ottimizzano le risorse naturali e umane”.
Per qualsiasi dubbio o richiesta di informazioni in merito all’argomento di questo articolo, oppure per un piano alimentare personalizzato e specifico per ogni esigenza e caso, vi invito a contattarmi attraverso i miei recapiti che trovate su questo sito oppure inviando un semplice messaggio attraverso il modulo di contatto. Ricevo a Pescara e Montesilvano, con clienti che raggiungono il mio studio dalle province di Pescara, Chieti, Teramo e L’Aquila e non solo.
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