CHE COSA È L’INFIAMMAZIONE?
L’infiammazione è un meccanismo di difesa non specifico innato che il nostro organismo mette in atto nel tentativo di eliminare agenti potenzialmente pericolosi di tipo fisico, chimico o biologico e avviare un processo riparativo. Se temporanea, localizzata e limitata nel tempo ha la funzione di accelerare la guarigione in quella zona precisa in cui c’è stato un danno. Si pensi ad un’infezione, ad una caviglia gonfia o ai bordi di un taglio di lama sulla pelle, i segni dell’infiammazione (rubor, calor, tumor, dolor e infine functio lesa) sono rivolti a portare in zona macrofagi e altre cellule riparatrici, oltre ai mattoncini necessari a riparare il danno nel più breve tempo possibile ripristinando lo stato di salute originario. In questo caso l’infiammazione non andrebbe mai combattuta o interrotta con farmaci come FANS analgesici che ne blocchino l’efficacia ritardando la guarigione.
L’infiammazione diventa dannosa quando è cronica e diffusa ossia l’infiammazione cronica di basso grado o infiammazione metabolica (silent chronic inflammation (SCI) o low grade inflammation o metainflammation). Questo tipo di infiammazione può avere durata di anni anche in assenza dell’evidenza di un danno o un’infezione scatenante senza provocare dolore né alterare immediatamente le analisi ematochimiche. Protaendosi alla lunga e cronicizzandosi l’infiammazione può accelerare la comparsa di molte malattie croniche non trasmissibili legate all’invecchiamento (inflammaging).
L’infiammazione cronica diffusa è legata ad un aumentato rischio di sindrome metabolica, che include la triade ipertensione, iperglicemia e dislipidemia, diabete di tipo 2 , steatosi epatica , ipertensione , malattie cardiovascolari , malattia renale cronica, vari tipi di cancro, depressione , malattie neurodegenerative e autoimmuni, osteoporosi e sarcopenia.
QUALI SONO LE CAUSE DELL’INFIAMMAZIONE CRONICA SILENTE?
L’infiammazione cronica silente è la conseguenza del persistere di uno stimolo lesivo nel nostro corpo.
I fattori endogeni ossia i processi o condizioni interni al nostro organismo che possono scatenare un’infiammazione sono:
I fattori esogeni sono:
L’ALIMENTAZIONE PROINFIAMMATORIA E L’IMMUNITA’
Ogni volta che mangiamo introduciamo sostanze in grado di causare beneficio o danno al nostro organismo.
L’alimentazione in grado di innescare l’infiammazione si caratterizza per l’assunzione monotona e ripetuta di:
A peggiorare la situazione si aggiungono i metodi industriali di sterilizzazione degli alimenti, i metodi di cottura ad elevata temperatura a carico di alimenti amidacei o ricchi di grassi e proteine. Questi metodi attraverso la produzione di sostanze come acrilammide, ammine eterocicliche, idrocarburi policiclici aromatici e prodotti di glicazione e lipoossidazione avanzata (AGEs e ALEs) sono capaci di aumentare lo stress ossidativo, di conseguenza l’infiammazione e stimolare la risposta immunitaria.
Un’alimentazione di questo tipo proinfiammatoria induce un sovraccarico di sostanze in grado di causare stress metabolico e immunitario sistemico attraverso la stimolazione dell’immunità innata e dell’ipertrofia ossia la crescita in volume delle cellule adipose, l’induzione di un eccesso di radicali liberi da cui deriva lo stress ossidativo e la disbiosi intestinale.
L’introduzione di zuccheri e carboidrati ad alto indice glicemico protratta nel tempo può causare picchi glicemici all’inizio ben compensati dall’insulina (normoglicemia) ma che comportano nel tempo la perdita della tolleranza glucidica, l’instaurarsi di una condizione di insulino resistenza con perdita della funzionalità pancreatica e l’instaurarsi del diabete di tipo 2. L’eccesso di zuccheri nel sangue reagendo con le proteine endogene a sua volta promuove la formazione di prodotti di glicazione avanzata endogeni con aumento del rischio di aterosclerosi, morbo di Alzheimer, artrite. L’insulino resistenza periferica causa infiammazione sistemica anche attraverso la stimolazione diretta della cascata di mediatori dell’infiammazione cellulare prodotti a partire dagli omega 6 (prostaglandine e trombossani della serie 2) e riduce la risposta immunitaria adattativa o cellulo mediata dei linfociti T.
L’insulino resistenza è la causa principale dell’ipertensione arteriosa con picchi ipertensivi che corrispondono oscillazioni della glicemia. Al picco della glicemia segue ipoglicemia reattiva con la produzione di cortisolo e adrenalina che hanno un’effetto sia iperglicemizzante e ipertensivizzante in un circolo vizioso che sia autoalimenta.
Avere livelli elevati di colesterolo totale e LDL diventa tanto più pericoloso nella insorgenza dell’aterosclerosi se contemporaneamente nel nostro corpo è presente infiammazione, insulinoresistenza e stress ossidativo proprio perché sono le lipoproteine LDL ossidate piccole e dense a causare il danno all’endotelio dei vasi sanguigni.
I grassi saturi soprattutto acido palmitico e stearico presenti per lo più nei prodotti di derivazione animale stimolano la cascata dei mediatori cellulari dell’infiammazione ma soprattutto inducono una disregolazione del sistema immunitario e infiammatorio a livello sistemico. Comportandosi come agenti riconosciuti come patogeni i grassi saturi interagiscono con i recettori TLRs presenti sulle membrane delle cellule immunitarie, muscolo scheletriche, epatociti, adipociti e cellule dell’endotelio vascolare causando l’attivazione del fattore di trascrizione nucleare NF-kB che promuove la sintesi della triade di citochine infiammatorie TNf-α, IL-6 e IL-1. I grassi omega 6 presenti negli oli vegetali insaturi come girasole, mais, soia promuovono l’infiammazione attivando la cascata delle prostaglandine e trombossani pro infiammatori e proaggreganti e probabilmente inducendo la sintesi di citochine pro infiammatorie.
Elevati livelli di grassi idrogenati e trans presenti nei prodotti di derivazione industriale come dolci, snack industriali, dadi contenenti margarine, grassi vegetali insaturi come oli di semi di girasole e mais fritti e irranciditi alterano la permeabilità della membrana delle cellule, incrementano i livelli di colesterolo e soprattutto inducono una forte reazione immunitaria attivando i macrofagi e riducendo i lattobacilli.
A livello intestinale l’alimentazione proinfiammatoria può alterare la composizione e funzione della microbiota intestinale (disbiosi) e favorisce l’attivazione dei recettori TLRs da cui deriva un’alterata permeabilità intestinale (leaky gut) con cambiamenti a carico del sistema immunitario che causano endotossemia e infiammazione sistemica con passaggio di prodotti di scarto del metabolismo microbico e batteri stessi nel torrente circolatorio. Oltre ad un’aumentata suscettibilità alle infezioni, si può avere anche l’inibizione delle cellule Treg che favoriscono la tolleranza immunologica favorendo la comparsa di allergie e malattie autoimmuni.
Un eccessivo consumo di carni rosse, pollame e uova è in grado di promuovere l’infiammazione intestinale e poi sistemica non solo per il contenuto di grassi saturi ma anche indirettamente promuovendo la crescita della flora microbica che produce sostanze proinfiammatorie. In un intestino in disbiosi e alterata permeabilità intestinale la trimetilammina (TMA) prodotta dal metabolismo batterico a partire dalla colina e fosfatidilcolina presente nella carne rossa, pollame, uova è in grado di essere assorbita e riversata nel torrente circolatorio fino a raggiungere il fegato dove viene trasformata in trimetilammina N ossido (TMAO), una sostanza in grado di indurre infiammazione a livello delle cellule endoteliali aortiche, contribuendo a incrementare, seppur in parte, il rischio di malattie cardiovascolari.
Altri i fattori che promuovono l’infiammazione all’ interno di un’alimentazione ricca di alimenti trasformati o raffinati sono la carenza di tutte quelle sostanze classificate come immunonutrienti tra cui fibre e fitochimici, vitamine (gruppo A, B, C, D, E) e minerali (zinco, selenio, magnesio, rame e ferro) e livelli di omega3 e 9 non ottimali, che influiscono sulla fase di risoluzione dell’infiammazione.
Fonti bibliografiche:
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Myles, I. (2014). Fast food fever: Reviewing the impacts of the Western diet on immunity. Nutrition journal. 13. 61. 10.1186.
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