Secondo i dati Eurispes 2015 negli ultimi tre anni il numero di vegetariani in Italia, compresi i latto-ovo-vegetariani e i vegani, è variato dal 6% nel 2013, al 7,1% nel 2014 e al 5,9% nel 2015.
Si parla sempre di più di diete vegetariane, ci si interroga sulla loro adeguatezza, sui loro benefici sulla salute e per la prevenzione di molte malattie cronico degenerative rispetto ai modelli onnivori. Purtroppo il più delle volte si cade negli estremismi e nella diatriba carnivori-vegetariani, perdendo di vista il vero problema dell’adeguatezza nutrizionale della dieta onnivora. L’unica dieta onnivora salutare per eccellenza è solo la dieta mediterranea.
Già dal 2009 l’American Dietetic Association (ADA) ha dichiarato che “Le diete vegetariane correttamente pianificate, comprese le diete vegetariane totali o vegane, sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale e possono conferire benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Le diete vegetariane ben pianificate sono appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, inclusa gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia, adolescenza, e per gli atleti”.
Anche in Italia la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) ha avviato dal 2012 una revisione sistematica della letteratura scientifica sulle diete vegetariane. A questo proposito lo scorso dicembre 2015 la SINU ha pubblicato un primo documento di sintesi che conferma l’adeguatezza nutrizionale e la salubrità delle diete vegetariane purché equilibrate. Al contrario considera “restrittivi”, e quindi a rischio di inadeguatezza tradizionale i modelli alimentari che escludono e limitano fortemente alcuni alimenti vegetali come il crudismo, il fruttarismo e la dieta macrobiotica. I nutrienti critici per l’alimentazione vegetariana e vegana restano il calcio, la vitamina D, il ferro, lo zinco e gli acidi grassi omega 3.
Per evitare potenziali carenze nutrizionali non ci si può improvvisare vegetariani, men che meno vegani. L’alimentazione vegetariana deve essere ben gestita, variata e ancor di più richiede la conoscenza di combinazioni di alimenti nonché di tecnologie alimentari. Per quanto riguarda il temuto fabbisogno proteico dei vegetariani, esso non si discosta da quello degli onnivori, ma si consiglia un aumento del 5-10% rispetto ai livelli di assunzione raccomandati per questi ultimi.
Nei prossimi articoli troverete ancora approfondimenti sul tema del vegetaresimo nonché sulla vera dieta mediterranea nella sua accezione originaria. Siamo sicuri di conoscerla davvero?
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